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martedì 10 luglio 2018

Monte Cornizzolo

Su un sito si diceva che avrei trovato i cartelli indicativi dei sentieri dietro il cimitero di Suello, ma arrivata sul posto, essi non c'erano.
Chiesi a delle persone del luogo, e loro, mi indicarono la via e dissero che più in là avrei trovato i segnavia per salire alla cima. Non mancarono di sgridarmi perché ero da sola ad avventurarmi in montagna.
Così m'incamminai e continuai a camminare su un  sentiero che era ben battuto, ma certamente non simile a quelli che io chiamo le autostrade di montagna. Assomigliava più ad una stretta via di paese. Ed a volte,  in certe vie di paese si può trovare una strada senza uscita, ed è esattamente ciò che successe a me. Infatti da lì a poco arrivai in un punto dove non riuscii più a proseguire. Il sentiero e la salita divennero man mano sempre più pericolosi.
Avevo le gambe segnate dai rovi, il terreno cedeva sotto i miei piedi ed un forte stimolo urinario mi distraeva. Non riuscivo a proseguire, ritornavo sui miei passi ma ogni sentiero finiva in un cespuglio di nocciole o in rovi e sorridendo tra me e me mi paragonai a quelle persone che pensano con il culo e, per concentrarmi meglio: pisciai!
Libera da stimoli e spensierata, cercai d'orientarmi. Guardai a monte e poi a valle focalizzando un ciclamino che poco prima avevo ammirato ed ora lui ricambiava con me tutto il suo splendore.
Grazie a lui ritrovai il sentiero che mi portò all'autostrada di montagna e qui, finalmente, trovai i cartelli del CAI: quelli mostrati nel sito.cornizzolo1 Soddisfatta e felice risalii la lunga via Crucis. E' la mia prima escursione che faccio da sola. Incredula costatai una tranquillità e sicurezza che spesso ho invidiato in certe persone che, a differenza della sottoscritta, non sembra si facciano prendere dal panico per non essere in compagnia.
Per mia sicurezza, comunque, avevo mandato un messaggio a casa facendo sapere che stavo partendo da Suello. Erano le 9,30 e dopo mezz'ora procedevo su un percorso segnalato. Mai però mi era capitato di leggere una segnaletica che indicava "440 metri sopra il livello del mare, mancano 800 metri alla cima". Mannaggia quanto me ne mancava ancora!
E pensare che sarei dovuta andare in Val Gerola al rifugio Benigni sicuramente più apprezzato, invece stavo andando al rifugio SEC da sola e per tutto il tragitto non incontrai nessuno.
Stamattina, quando mi sono alzata per prima, ho urlato  "Io sono pronta! Ti ho preparato il pranzo nello zaino!"
Risultato immagini per monte cornizzolo da suello 

"mi spiace oggi non ce la faccio" risponde una voce addolorata.
Io lo guardo e percepisco quella sofferenza che similmente a volte prende anche me quando mangio cereali o troppi zuccheri.
In passato avrebbe reagito diversamente, accontentandomi, ma oggi era proprio k.o. e dispiaciuto perché sono mesi che non andiamo in montagna.
"Ti offendi se provo ad andare da sola?" azzardo io ed al suo "No, ma dove vai?" rispondo:
"Il più vicino possibile, farò solo una mulattiera"
Subito cerco su internet e trovo ciò che fa per me:"Il Cornizzolo!"  Sentiero n 16, una direttissima che parte dal cimitero di Suello. Guardai l'ora ed erano le 8.30, presi le chiavi della mia auto, gli diedi un bacio e via, me ne andai!
Quindi giunsi alla fine della via Crucis dove un balcone panoramico si affacciava sulla pianura. Affascinata, il mio sguardo correva: dalla lontano Milano con i suoi grattacieli, al sottostante lago di Annone, dal vicino Monte Barro a più in là verso la collina di Montevecchia per ritornare al frastagliato Resegone.
Sorrido pensando che solo un anno fa sarebbe stato un paesaggio anonimo. Oggi invece riuscivo ad identificare i diversi luoghi.
Da qui presi il sentiero n.16 chiamato La Direttissima e procedendo, per lo più sotto il sole cocente, ripensai alla mancata gita in Alta Val Gerola, che ancora una volta era sfumata, ed a tutte quelle persone che non avrebbero mai risalito il Cornizzolo in piena estate. Mentre m'inerpicavo, li invidiai!
Dal fondovalle venivo disturbata dal rumore delle auto, ma da quel sottofondo seppi cogliere nel "silenzio" della natura il fruscio creato dagli animaletti che si nascondevano ai miei passi, i cinguettii degli uccellini e il frinire delle cicale.
Immaginai che il sentiero potesse essere controllato dal paese quindi pensai di poter essere facilmente individuata da occhi curiosi, ma anche se mi fosse successo qualcosa.
Il vento veniva scaldato da un sole rovente e piacevolmente ne sentivo la brezza senza provare le sofferenze di un corpo accaldato. Però avevo dimenticato la mia bandana e dopo i successivi 500 metri di dislivello non riesco più a proseguire speditamente, mi sentivo spossata e bevii così avidamente da rimanere senza acqua. Per riprendere un po' le forze preferii fermarmi e mangiare sul sentiero invece di rifocillarmi alla meta, Poiché mi trovavo in un punto esposto, pensai che il cellulare avrebbe preso la linea e speranzosa telefonai a casa.
"Ciao sto un po' meglio, ma tu sei matta a fare tutta quella strada?"
"Non ti preoccupare. Non mi sto nemmeno accorgendo di tutta la strada fatta". Mentii! e rifocillata  ripresi il cammino. Ero molto accaldata e ne sentivo i sintomi. Nascosto dal cespuglio riuscii a vedere l'ultimo avviso per la cima, mancavano 300 metri.
Volevo mollare e tornare indietro ma abbandonare in quel punto proprio non mi andava. Decisi di arrivare almeno al bordo della strada dove c'era il rifugio e man mano che mi avvicinavo cercavo di scovare se un altro sentiero che mi avrebbe evitato di camminare lungo la strada asfaltata. Anche se mi ripetevo che sarei arrivata solo fin lì e poi sarei tornata indietro.
Scavalcai l'ardinello al ciglio della strada e una sbarra abbassata impediva l'accesso in auto al rifugio SEC

Non sapevo cosa fare. Veramente pensavo di potermi accontentare di arrivare al rifugio lasciando la croce del Cornizzolo ad altri? Naaa
Il sentierino al lato opposto della strada era un richiamo invitante. Era un piccolo sentiero e per evitare di trovarmi in strane situazione esplorai nei dintorni per trovarne uno migliore, ma non lo trovai!
Decisi di proseguire e arrampicai tra le rocce alla cima da lì. Il vento soffiava e cercava di portarsi via la maglietta che pensai di usare come cappello. Ma io lo fregaio e allacciai le spalline sotto il mento ed ottenute le mani libere e salire sempre più sù.
Ad ogni passo, per capire se finalmente ero arrivata alla meta, cercavo di localizzare la base della croce e solo quando, finalmente intravidi il cemento della sua base magicamente riacquistai più energia e fatti gli ultimi passi l'intera croce era lì pronta a farsi fotografare, a suggellare l'evento da poter mostrare.
Subito mi precipitai all'ombra della croce, non volendo più stare sotto il sole ed indossato un maglioncino, felice da lì, osservai di nuovo l'incredibile panorama.
A breve un uomo arrivò dal versante opposto al mio. Curiosa,  mi accorsi che c'era un sentiero che partiva proprio davanti al rifugio SEC che non avevo raggiunto.
Da prima cercai di collegarmi ad Internet per vedere se potessi fare una strada alternativa per il ritorno, ma non riuscendoci guardai l'uomo seduto poco distante da me.
Cercai di attaccare bottone pensando che lui mi potesse suggerire una via alternativa alla mia. Ma la sua risposta fu così fredda e serafica che rinunciai ad indagare oltre. 
Allora cercai di telefonare per avvisare che ero arrivata, ma non c'era nemmeno la linea. Quindi mi coricai sul prato. Chiusi gli occhi e mi addormentai per pochi minuti. Al risveglio sentii di aver ripreso energia. Mi dissi tra me e me:"Ok andiamo al rifugio, ormai in cima sono arrivata ed al rifugio, forse, riuscirò a telefonare." Fu esattamente ciò che accadde.
"Non ci credo, stai già ritornando?.. Mi raccomando fai la stessa via. Te la ricordi vero?.. Devi tornare allo stesso punto da cui sei partita." 
"ma certo" rispondo io pensando - "sempre se non trovo un'altra via!"
Vicino al rifugio c'erano cartelli CAI verso i quali mi diressi scoprendo su due di essi: Civate e San Pietro al Monte.
Subito mi ricordai di essermi imbattuta in una segnaletica simile e ritornando internet disponibile cercai un sentiero che da San Pietro al Monte mi portasse a Suello. Caspita c'era, con un tempo stimato di trenta minuti da sommare all'ora e trenta per arrivare fin lì. In tutto è più o meno lo stesso tempo dell'altro sentiero. Ci andai!
La discesa, tutta in ombra, era piuttosto ripida e ritenni una fortuna non averla fatta all'andata. 
Anche su questa strada non incontrai nessuno e notai l'assenza del fastidioso sottofondo urbano; pensai, sicuramente sarò all'interno di una conca e mi ripromisi di controllare a casa per confermarlo.
Sulla via un fontanile mi permise di dissetarmi e riempire la bottiglia vuota che stavo portando a valle come rifiuto. Il bicchiere di metallo legato al muretto con una catena mi confermava che l'acqua era potabile, e ben rinfrescata continuai il cammino arrivando ad un'Abbazia di San Pietro al Monte del 1200. Che meraviglia!
Quanta discesa avevo fatto e non ero ancora a valle.
Trovata una panchina mi riposai, mangiai l'ultimo frutto che mi ero portata per il pranzo, e guardai l'ora. Avevo ancora un sacco di tempo prima che arrivasse sera. Mi sentivo molto soddisfatta della mia avventura non sapendo che mi aspettava un altro tratto anch'esso suggestivo.
Localizzai le indicazioni di un cartello che indicavano la strada per Suello e mi allontani da lì.
Arrivai in alcuni punti dove mi aiutai con le corde ferrate fissate alla parete, superai un orrido e con sorpresa giunsi all'altopiano da cui ero partita per salire lungo la direttissima del Cornizzolo.
Felice telefonai ancora una volta a casa per condividere l'euforia. "Per le 16.30 sarò a Suello e  per le 17,30 al massimo sarò a casa," conclusi dopo aver raccontato ciò che avevo sperimentato con tanto entusiasmo dilungandomi nei dettagli.
Arrivata all'auto rincontrai il signore che alla mattina mi aveva indicato la via.
Con un sorriso venne verso di me confessandomi la sua preoccupazione vedendo ancora l'auto parcheggiata. Ricambiai la gentilezza raccontandogli il giro che avevo fatto e poi, come buoni amici ci salutammo e nuovamente lo ringraziai.
Sulla via del ritorno già pensavo ai commenti che avrei sentito raccontando la mia impresa. Infatti, come avevo previsto i "ma sei matta?" si susseguivano di voce in voce. Io annuivo orgogliosa di tanto coraggio mostrando foto e massaggiandomi le doloranti membra pensando alla successiva gita che sapevo già sarebbe avvenuta molto più in là.