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giovedì 5 marzo 2020

La partenza del 6 luglio 2018

Alle 8 ci si sveglia dopo 2 giorni nei quali si è dormito poco
Il meteo, per Milano minaccia pioggia, a Ziano Piacentino da' sereno
Ore 9. Il bello di casa si sta ancora preparando. Io scrivo mentre lo aspetto e scherzando gli dico: "gli altri papà han fatto anche la tinta, tu sei così grigio..."
Finalmente si va a caricare l'auto con le ultime cose da portare per il matrimonio.
Come è bello il vestito della sposa!
Sono le 10 e solo ora stiamo partendo quando in realtà dovremmo essere già là.
Sicuramente i ragazzi saranno già all'opera per preparare la location, io volevo aiutare, lui pensava di star già aiutando così.
Dal benzinaio c'è una lunga fila, quindi si cambia per non perdere ulteriore tempo.
Sono nervosa perché dovrei essere già sul posto della cerimonia, avevo promesso che aiutavo e mi da fastidio non rispettare gli accordi.
Ore 11.20 sicuramente stiamo sbagliando strada. Allarmati delle continue indicazioni per Lodi reimposto Google maps e scopro di non esser più sulla strada per la nostra meta iniziale. Cazzo! Dobbiamo tornare indietro.
Cosa sia mai successo a google maps per aver cambiato ed impostato una nuova destinazione non me lo so spigare. Ovviamente la colpa è mia perché avrò inavvertitamente toccato lo schermo avviando qualche nuova ricerca  quindi, tra isterismi giustificati torniamo indietro, inserisco e riposiziono di nuovo Ziano Piacentino. Metto il cellulare nel dispositivo porta cellulare così non corro il rischio di toccare inavvertitamente qualche pubblicità con impostata la mappa  per raggiungere la sede.
In effetti, con lo sguardo fisso sul display, mi accorgo che Google maps cambia itinerario e per sicurezza imposto anche il mio cellulare sulla stessa applicazione: due è sempre meglio di one.
Così siamo giunti a destinazione 
CHE MERAVIGLIA!
Tutto questo ci calmò.

martedì 10 luglio 2018

Monte Cornizzolo

Su un sito si diceva che avrei trovato i cartelli indicativi dei sentieri dietro il cimitero di Suello, ma arrivata sul posto, essi non c'erano.
Chiesi a delle persone del luogo, e loro, mi indicarono la via e dissero che più in là avrei trovato i segnavia per salire alla cima. Non mancarono di sgridarmi perché ero da sola ad avventurarmi in montagna.
Così m'incamminai e continuai a camminare su un  sentiero che era ben battuto, ma certamente non simile a quelli che io chiamo le autostrade di montagna. Assomigliava più ad una stretta via di paese. Ed a volte,  in certe vie di paese si può trovare una strada senza uscita, ed è esattamente ciò che successe a me. Infatti da lì a poco arrivai in un punto dove non riuscii più a proseguire. Il sentiero e la salita divennero man mano sempre più pericolosi.
Avevo le gambe segnate dai rovi, il terreno cedeva sotto i miei piedi ed un forte stimolo urinario mi distraeva. Non riuscivo a proseguire, ritornavo sui miei passi ma ogni sentiero finiva in un cespuglio di nocciole o in rovi e sorridendo tra me e me mi paragonai a quelle persone che pensano con il culo e, per concentrarmi meglio: pisciai!
Libera da stimoli e spensierata, cercai d'orientarmi. Guardai a monte e poi a valle focalizzando un ciclamino che poco prima avevo ammirato ed ora lui ricambiava con me tutto il suo splendore.
Grazie a lui ritrovai il sentiero che mi portò all'autostrada di montagna e qui, finalmente, trovai i cartelli del CAI: quelli mostrati nel sito.cornizzolo1 Soddisfatta e felice risalii la lunga via Crucis. E' la mia prima escursione che faccio da sola. Incredula costatai una tranquillità e sicurezza che spesso ho invidiato in certe persone che, a differenza della sottoscritta, non sembra si facciano prendere dal panico per non essere in compagnia.
Per mia sicurezza, comunque, avevo mandato un messaggio a casa facendo sapere che stavo partendo da Suello. Erano le 9,30 e dopo mezz'ora procedevo su un percorso segnalato. Mai però mi era capitato di leggere una segnaletica che indicava "440 metri sopra il livello del mare, mancano 800 metri alla cima". Mannaggia quanto me ne mancava ancora!
E pensare che sarei dovuta andare in Val Gerola al rifugio Benigni sicuramente più apprezzato, invece stavo andando al rifugio SEC da sola e per tutto il tragitto non incontrai nessuno.
Stamattina, quando mi sono alzata per prima, ho urlato  "Io sono pronta! Ti ho preparato il pranzo nello zaino!"
Risultato immagini per monte cornizzolo da suello 

"mi spiace oggi non ce la faccio" risponde una voce addolorata.
Io lo guardo e percepisco quella sofferenza che similmente a volte prende anche me quando mangio cereali o troppi zuccheri.
In passato avrebbe reagito diversamente, accontentandomi, ma oggi era proprio k.o. e dispiaciuto perché sono mesi che non andiamo in montagna.
"Ti offendi se provo ad andare da sola?" azzardo io ed al suo "No, ma dove vai?" rispondo:
"Il più vicino possibile, farò solo una mulattiera"
Subito cerco su internet e trovo ciò che fa per me:"Il Cornizzolo!"  Sentiero n 16, una direttissima che parte dal cimitero di Suello. Guardai l'ora ed erano le 8.30, presi le chiavi della mia auto, gli diedi un bacio e via, me ne andai!
Quindi giunsi alla fine della via Crucis dove un balcone panoramico si affacciava sulla pianura. Affascinata, il mio sguardo correva: dalla lontano Milano con i suoi grattacieli, al sottostante lago di Annone, dal vicino Monte Barro a più in là verso la collina di Montevecchia per ritornare al frastagliato Resegone.
Sorrido pensando che solo un anno fa sarebbe stato un paesaggio anonimo. Oggi invece riuscivo ad identificare i diversi luoghi.
Da qui presi il sentiero n.16 chiamato La Direttissima e procedendo, per lo più sotto il sole cocente, ripensai alla mancata gita in Alta Val Gerola, che ancora una volta era sfumata, ed a tutte quelle persone che non avrebbero mai risalito il Cornizzolo in piena estate. Mentre m'inerpicavo, li invidiai!
Dal fondovalle venivo disturbata dal rumore delle auto, ma da quel sottofondo seppi cogliere nel "silenzio" della natura il fruscio creato dagli animaletti che si nascondevano ai miei passi, i cinguettii degli uccellini e il frinire delle cicale.
Immaginai che il sentiero potesse essere controllato dal paese quindi pensai di poter essere facilmente individuata da occhi curiosi, ma anche se mi fosse successo qualcosa.
Il vento veniva scaldato da un sole rovente e piacevolmente ne sentivo la brezza senza provare le sofferenze di un corpo accaldato. Però avevo dimenticato la mia bandana e dopo i successivi 500 metri di dislivello non riesco più a proseguire speditamente, mi sentivo spossata e bevii così avidamente da rimanere senza acqua. Per riprendere un po' le forze preferii fermarmi e mangiare sul sentiero invece di rifocillarmi alla meta, Poiché mi trovavo in un punto esposto, pensai che il cellulare avrebbe preso la linea e speranzosa telefonai a casa.
"Ciao sto un po' meglio, ma tu sei matta a fare tutta quella strada?"
"Non ti preoccupare. Non mi sto nemmeno accorgendo di tutta la strada fatta". Mentii! e rifocillata  ripresi il cammino. Ero molto accaldata e ne sentivo i sintomi. Nascosto dal cespuglio riuscii a vedere l'ultimo avviso per la cima, mancavano 300 metri.
Volevo mollare e tornare indietro ma abbandonare in quel punto proprio non mi andava. Decisi di arrivare almeno al bordo della strada dove c'era il rifugio e man mano che mi avvicinavo cercavo di scovare se un altro sentiero che mi avrebbe evitato di camminare lungo la strada asfaltata. Anche se mi ripetevo che sarei arrivata solo fin lì e poi sarei tornata indietro.
Scavalcai l'ardinello al ciglio della strada e una sbarra abbassata impediva l'accesso in auto al rifugio SEC

Non sapevo cosa fare. Veramente pensavo di potermi accontentare di arrivare al rifugio lasciando la croce del Cornizzolo ad altri? Naaa
Il sentierino al lato opposto della strada era un richiamo invitante. Era un piccolo sentiero e per evitare di trovarmi in strane situazione esplorai nei dintorni per trovarne uno migliore, ma non lo trovai!
Decisi di proseguire e arrampicai tra le rocce alla cima da lì. Il vento soffiava e cercava di portarsi via la maglietta che pensai di usare come cappello. Ma io lo fregaio e allacciai le spalline sotto il mento ed ottenute le mani libere e salire sempre più sù.
Ad ogni passo, per capire se finalmente ero arrivata alla meta, cercavo di localizzare la base della croce e solo quando, finalmente intravidi il cemento della sua base magicamente riacquistai più energia e fatti gli ultimi passi l'intera croce era lì pronta a farsi fotografare, a suggellare l'evento da poter mostrare.
Subito mi precipitai all'ombra della croce, non volendo più stare sotto il sole ed indossato un maglioncino, felice da lì, osservai di nuovo l'incredibile panorama.
A breve un uomo arrivò dal versante opposto al mio. Curiosa,  mi accorsi che c'era un sentiero che partiva proprio davanti al rifugio SEC che non avevo raggiunto.
Da prima cercai di collegarmi ad Internet per vedere se potessi fare una strada alternativa per il ritorno, ma non riuscendoci guardai l'uomo seduto poco distante da me.
Cercai di attaccare bottone pensando che lui mi potesse suggerire una via alternativa alla mia. Ma la sua risposta fu così fredda e serafica che rinunciai ad indagare oltre. 
Allora cercai di telefonare per avvisare che ero arrivata, ma non c'era nemmeno la linea. Quindi mi coricai sul prato. Chiusi gli occhi e mi addormentai per pochi minuti. Al risveglio sentii di aver ripreso energia. Mi dissi tra me e me:"Ok andiamo al rifugio, ormai in cima sono arrivata ed al rifugio, forse, riuscirò a telefonare." Fu esattamente ciò che accadde.
"Non ci credo, stai già ritornando?.. Mi raccomando fai la stessa via. Te la ricordi vero?.. Devi tornare allo stesso punto da cui sei partita." 
"ma certo" rispondo io pensando - "sempre se non trovo un'altra via!"
Vicino al rifugio c'erano cartelli CAI verso i quali mi diressi scoprendo su due di essi: Civate e San Pietro al Monte.
Subito mi ricordai di essermi imbattuta in una segnaletica simile e ritornando internet disponibile cercai un sentiero che da San Pietro al Monte mi portasse a Suello. Caspita c'era, con un tempo stimato di trenta minuti da sommare all'ora e trenta per arrivare fin lì. In tutto è più o meno lo stesso tempo dell'altro sentiero. Ci andai!
La discesa, tutta in ombra, era piuttosto ripida e ritenni una fortuna non averla fatta all'andata. 
Anche su questa strada non incontrai nessuno e notai l'assenza del fastidioso sottofondo urbano; pensai, sicuramente sarò all'interno di una conca e mi ripromisi di controllare a casa per confermarlo.
Sulla via un fontanile mi permise di dissetarmi e riempire la bottiglia vuota che stavo portando a valle come rifiuto. Il bicchiere di metallo legato al muretto con una catena mi confermava che l'acqua era potabile, e ben rinfrescata continuai il cammino arrivando ad un'Abbazia di San Pietro al Monte del 1200. Che meraviglia!
Quanta discesa avevo fatto e non ero ancora a valle.
Trovata una panchina mi riposai, mangiai l'ultimo frutto che mi ero portata per il pranzo, e guardai l'ora. Avevo ancora un sacco di tempo prima che arrivasse sera. Mi sentivo molto soddisfatta della mia avventura non sapendo che mi aspettava un altro tratto anch'esso suggestivo.
Localizzai le indicazioni di un cartello che indicavano la strada per Suello e mi allontani da lì.
Arrivai in alcuni punti dove mi aiutai con le corde ferrate fissate alla parete, superai un orrido e con sorpresa giunsi all'altopiano da cui ero partita per salire lungo la direttissima del Cornizzolo.
Felice telefonai ancora una volta a casa per condividere l'euforia. "Per le 16.30 sarò a Suello e  per le 17,30 al massimo sarò a casa," conclusi dopo aver raccontato ciò che avevo sperimentato con tanto entusiasmo dilungandomi nei dettagli.
Arrivata all'auto rincontrai il signore che alla mattina mi aveva indicato la via.
Con un sorriso venne verso di me confessandomi la sua preoccupazione vedendo ancora l'auto parcheggiata. Ricambiai la gentilezza raccontandogli il giro che avevo fatto e poi, come buoni amici ci salutammo e nuovamente lo ringraziai.
Sulla via del ritorno già pensavo ai commenti che avrei sentito raccontando la mia impresa. Infatti, come avevo previsto i "ma sei matta?" si susseguivano di voce in voce. Io annuivo orgogliosa di tanto coraggio mostrando foto e massaggiandomi le doloranti membra pensando alla successiva gita che sapevo già sarebbe avvenuta molto più in là.




giovedì 6 luglio 2017

NEL MIO GIORNO DI LIBERTA'



Indossato gli scarponi e allungate le bacchette, segui il cartello del sentiero che indicava la vetta.
Ascoltai il silenzio del bosco e il tintinnio delle mie racchette, sui sassi, mentre procedevo in una lenta ascesa
Da poco mi ero allontanata dalla civiltà con tutti i suoi rumori, ma gli alberi il cinguettio degli uccelli e lo stormire del vento me la fecero dimenticare. Fu un attimo! Ed ero solamente lì
Immersa nella natura, in una atemporalità che sembrava infinita
Ma a scadenzare il tempo dalla tasca dei miei calzoni una impersonale fievole voce ripeteva a piccoli intervalli, singhiozzando "fi-ne dell'alle..mento....l,a..mento è sta.....preso"
Nonostante non ci sia nessuno a cui dover rispondere non riesco a non precisare "ma sto ancora camminandooo"
Poi, sorrido, capendo che la linea si interrompe per mancanza di campo, chi saprà mai se sta calcolando correttamente passi, chilometri e dislivelli?
Intanto salgo, salgo e salgo ancora. Il panorama da mozzafiato incanta, le vertigini, se guardo nel baratro, mi allarmano finché trovo con le mani un contatto e tutto si placa, in quel mondo di fiaba, in un momento di diversa quotidiana realtà.
 Nooooo, non posso negarmi tale beltà e controllando il meteo organizzo la mia prossima gita: preferibilmente in settimana e preferibilmente verso una nuova "Crocetta " da cui ampiamente guardare e sentire dentro di me tutto lo spazio che potrei permeare
2017  Giuseppina porro 

mercoledì 5 luglio 2017

Monte Rosetta


Sul monte Rosetta
Una crocetta
Porta le foto in memoria d'uomo
Che fin da lei
Sul monte amico
Si mise in moto.

I 4x4, per direttissima, a lei sale
E il primo che arriva, lancia un segnale
Insieme si scende al lago Culino
A riempire l'ormai vuoto pancino,
E riposiamo al sole caliente,
Su pietre già lise
E molli reti
Per chi ha più pregi

lunedì 19 giugno 2017

Valmalenco

Il monte Disgrazia si impone
sulla valle sottostante
da cui sto guardando bianchi ghiacciai
e grige rocce, aguzze, frastagliate ed arcigne, sembrano incantate.
Assieme ad altri amici: 2 Asolo ed 1 Salewa mi completo in salite e discese
pavoneggiando qualità ad un Salewa indaffarato nel voler mostrare grazia e aggrappante agilità.
Orgoglioso del suo acquisto mi dice mentre va:
"Son comodi avvolgenti alle caviglie,
con questi ho il giusto mordente."
Il piede ben catturato e le unghie, ormai nere, ringraziano felici, dimenticando, gli scarponi di ieri.
Son belli son neri sono rigidi e fieri
Non son come voi addolciti dal verde pastello per azzurri sentieri
Voi ilari andate senza osar sulle cime proibite
mentre noi di rosso guarniti ci arrampichiamo tra sassi e il granito
che al di sotto di plantari irrigiditi,
paiono come petali di rose su un tappeto arricchito"
"Bhe anch'io un po' gli assomiglio"
e mentre penso a quello che abbiamo in comune
mi accorgo di un altro pensiero
da non poter dire: quello scarpone è al quanto carino,
e prima che un altro gli vada vicino
gli allargo un sorriso per un suo occhiolino
Che bella la gita ridiamo alla sera
sotto un cielo di stelle, ancora più belle
E poi finalmente andiamo a dormire
Mi sento felice..... e così  sia!

mercoledì 21 gennaio 2015

RICORDI IN CARTOLINA


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RICORDI IN CARTOLINA
L'esondazione del fiume Severo nell'estate del 2014 allagò la mia cantina. Svuotandola buttai via le cose più rovinate, prima però, cercai di recuperare le mie collezioni giovanili ed esse mi regalarono ricordi passati, così lontani, d’averli dimenticati. La scatola delle cartoline ERA una grossa raccolta di retrostanti paesaggi ed immagini non più in uso di un tempo che fu. 
Sbiadite, consumate, una all'altra appiccicate, tenevano imprigionata tutta l'umidità che gli attribuiva un odore stantio e le rendeva sgradevoli alla manualità. Sfogliandole mi accorsi che alcune di esse le avevo numerate, alcune non erano mai state utilizzate altre, le più curiose, portavano simpatici messaggi e saluti. Passandole scorrevo veloce lo sguardo sul loro contenuto e su quelle che riuscivano a catturarmi, mi soffermavo e riguardando immagini o il testo, mentre sorpresa esclamavo: “ah già, mi ricordo di…..”.
Che peccato averle perse: erano un vero viaggio nei ricordi della mia infanzia, un viaggio nella storia della comunicazione degli ultimi 50 anni, con immagini che andavano dal bianco e nero al colore, dai paesaggi brulli a quelli più urbanizzati, per non parlare dei diversi stili con i quali ci si esprimeva. Le cartoline più vecchie avevano francobolli della Repubblica Italiana: la serie Siracusana, raffigurava il profilo di una giovane donna incoronata con la corona muraria, il cui volto appariva in primo piano, quasi volesse uscire dal cerchio d'alloro che la conteneva, con una scritta in basso “POSTE REPVBBLICA ITALIANA". Quei francobolli colorati raccontavano anche il peso dell'inflazione che a partire dal 1960 fece passare il costo della spedizione da 25 lire di colore viola, alle 40 lire di colore rosa, alle 60 lire di colore blu, fino agli anni 80 con i francobolli da 300 lire che raffiguravano temi diversi, i miei riproducevano dei “Castelli”.
Anche le calligrafie mutavano negli anni andando dalle rotondeggianti e tremolanti grafie elementari a quelle sempre più caratteriali, le quali da sole erano il biglietto da visita che preannunciavano il mittente e dicevano : alla bambina…. alla ragazza…., alla signorina….. ecc.
Oggi la poca posta che ricevo é scritta a macchina ed ogni volta, indifferente e senza un brivido d’eccitazione, vado a leggere per prima cosa il mittente e solo dopo averlo scoperto provo delle vaghe emozioni ben dissimili da ciò che sperimentavo quando, riconosciuta la scrittura dello scrivente, il mio cuore batteva così forte da nascondere qualsiasi altro rumore nell’ambiente, soprattutto se essa preannunciava il messaggio che impazientemente aspettavo.
La lunga cassetta postale in cui ricevevo la corrispondenza, era fissata al muro ed era troppo in alto per la mia statura, era suddivisa in 8 caselle numerate tante quante erano gli appartamenti del mio palazzo, avevano una serratura facilmente scassinabile sullo sportello numerato e di quelle otto caselle la mia era il n. 2 poichè corrispondeva al n 2 del mio appartamento posto al primo piano.
Non essendo sufficientemente alta da poter vedere se sul fondo della cassetta vi era posto un messaggio, in punta di piedi aprivo lo sportello, poi passando la mano al suo interno, cercavo di perlustrare al tatto tutto il fondo fino in fondo assicurandomi di prelevarne il contenuto. Curioso è stato accorgersi che questo gesto lo faccio ancora, inconsapevolmente, quando devo prendere qualcosa da un cassetto nonostante veda che è vuoto.
Invece nei giorni in cui ero certa che stava per giungermi della corrispondenza, dalla finestra della mia cameretta stavo di vedetta in attesa del custode, che ogni pomeriggio intorno alle 15 passava di lì, per ritornare in guardiola, dopo aver recapitato tutta la corrispondenza di tutte le famiglie dei 3 palazzi che componevano il cortile. Non appena lo riconoscevo, di corsa mi precipitavo giù  per le scale ma se la mia cassetta era vuota, delusa guardavo immobile la cassella  rigonfia di posta che sbordava dalla fessura del solito vicino; e mentre l’invidia e la delusione crescevano, mi domandavo come facesse ad avere così tanta corrispondenza, credevo avesse un trucco a me oscuro.
In verità ai miei amici non piaceva molto scrivere, ed in vacanza, era pure costoso spedire tutte quelle lettere/cartoline. Le mance estive venivano sempre suddivise tra gelati, souvenir e cartoline… e qualche volta il gelato saltava, un souvenir veniva dimenticato o: “a lei nooo quest’anno non scrivo”. La cartolina, benché mi piacesse per la foto che verso gli anni ottanta era sempre più accompagnata da personaggi divertenti, aveva contenuti limitati con frasi di circostanza o saluti e baci perchè mi avevano insegnato non si doveva superare le 5 parole; in alternativa ad essa esisteva un’altra cartolina di colore gialla il cui costo di spedizione era superiore e la rendeva una via di mezzo tra la lettera e la cartolina illustrata, qui si poteva scrivere testi più lunghi su entrambe le facciate,  si chiamava cartolina postale ed era proprio brutta, inutile per me che avendo una scrittura grande e voluminosa: non le ho mai usate ne ricevute. Penso che questo tipo di corrispondenza perse negli anni il suo utilizzo, di fatto, sulle cartoline illustrate si cominciò ad essere piene e pasticciate da prima facendole firmare ad altre persone le quali iniziarono a scrivere a loro volta messaggi od arricchirle con  disegni e colori. Nella raccolta trovai cartoline con messaggi allusivi oppure così palesi da non lasciare dubbi sul loro contenuto che certamente non avrei mai voluto che “tutti” conoscessero:
Riviera Jonica 1973: “Tanti saluti dal tuo affezionatissimo” Mario “tuo affezionatissimo”? a 13 anni era mettere in piazza i propri sentimenti e poi a questo Mario io non ero affezionatissima.
Sperlonga 1977 scritto in grande e grosso: “Baci ed un ciao” A 18 anni le parole hanno la loro importanza ma la forma del carattere, a volte, di più. E quello scritto aveva sì il suo peso. Infatti nel 1982 mi riscrisse da Marina di Massa sempre con la sua grande e chiara calligrafia: “Purtroppo non sono in ferie ma gita di lavoro Salutoni (ed in piccolo piccolo) Baci” E. Quel “baci” scritto in piccolo, piccolo mi aveva intristito, ma per fortuna c'era ancora. Per onor di cronaca poco tempo dopo in una lettera mi parlava di un nuovo amore conosciuto proprio lì.
Agrigento 1977: “Col sale sulle labbra, il sole cocente, l’acqua limpida e la mia abbronzatura Ti ricordi di me vero?” B. Cavoli non riesco a decifrare la firma e proprio non lo/la ricordo.
Gorizia 1978: “Non vedo l’ora di rivederti per stare un poco con te. Non imbastardirti troppo coi calabresi. Non stare in pensiero che presto torno. Ti auguro tante belle cose Arturo". Arturo era un amico di mio fratello. Lui mandò questa cartolina intestata ad entrambi ed io lo screditai a raffica. Non ricordo se in quegli anni frequentassi dei calabresi o mi piacesse un calabrese, chissà forse più avanti lo riscoprirò nei miei diari ed ovviamente nelle lettere che ancora conservo .
Mazzo di fiori 1979: “ciao, spero che non mi hai già dimenticato io ricorderò sempre quel giorno trascorso insieme e forse tu hai fatto sì che io conoscessi la felicità….." non c'è la firma, ma io ricordo ancora chi mi scrisse. Arrivai alla stazione di Foggia e avevo il prossimo treno per Napoli alle 3 di notte. Io e Marygrass quell’anno volevamo fare qualcosa di speciale, qualcosa che avremmo ricordato, qualcosa che ci avrebbe stupito. Cogliendo l’occasione di partecipare ad un matrimonio per le vacanze di Natale, organizzammo un giro in meridione facendo 2 tappe obbligatorie ed una di queste era  Napoli. Avevamo comprato un biglietto chilometrico: 5000 km da usare in tre mesi su tutta la linea ferroviaria italiana. Partimmo da Milano e andammo, per la cerimonia nuziale a Minervino Murge in Puglia, poi avevamo deciso di girare il Gargano, ma non avevamo fatto i conti con il periodo invernale e la mancanza di turismo, non eravamo in Liguria ed il paesaggio si rivelò deserto. Per 2 giorni viaggiammo di notte per poter dormire sui treni mentre di giorno sostavamo in una città. Arrivati a Foggia 2 ragazzi si avvicinarono e attaccarono bottone. Fu una giornata divertente, ci fu subito un’alta empatia e prima di lasciarci si scambiammo gli indirizzi, uno di loro mi diede quello della caserma dove stava svolgendo il servizio militare. Ci scrivemmo per 6 mesi, poi lui, finito il servizio militare, mi comunicò che aveva una ragazza e non voleva illudermi scusandosi per non avermelo mai detto. Io non capii le scuse. In quel periodo mi piaceva credere nel "libero amore" ed essendo il nostro un legame epistolare perché sentirsi in colpa per un tradimento che per me non era tale? Mi sentivo amareggiata sapevo che avrei perso un amico non avendomi dato il suo nuovo indirizzo, mi piaceva la nostra corrispondenza, mi piaceva la complicità che si era creata, mi spiaceva di doverla troncare, ma la persi!
Parigi 1987: “un bacione dalla nostra città”. Qui potrei aprire un libro intero. 1987! La nostra, relazione era terminata da più di un anno, ma non la nostra amicizia. Io avevo un nuovo compagno, lui un nuovo amore. Non lo sentivo da mesi quando ricevetti inaspettatamente la sua cartolina e sorrisi. Pensai di essere ancora nei suoi pensieri, pensai al piacere di avere un po' d'ammirazione, pensai a quegli amori impossibili che razionalmente si accettano finiti, ma che un piccolo zampillo può far riaccenderne una passione. Nel 2011 lo rincontrai dopo 25 anni e una delle prime cose che mi disse fu della sua vacanza a Parigi e della cartolina che mi scrisse. Io commentai che sarà stato bello e chiesi altre cose della sua vita. Mi sentivo distante anni luce dal suo mondo ma non dal modo in cui manifestava i suoi sentimenti e le sue emozioni che sapevo ancora riconoscere sentendo la presunzione di essere io sola capace di captare ciò che non si osa verbalmente rivelare.
Ridere, mi fece una cartolina intestata ai: brutti, cattivi e alla Preside Rimini. La Preside Rimini era una donna over 50 con un brufolo incallositosi sulla guancia sinistra vittima di un manierismo che lei usava ogni volta che pensava a qualcosa: lo pizzicava non solo quando si interroga tra se e se, ma anche quando qualcuno le parlava o mentre lei elaborava mentalmente la risposta per quella conversazione. La Rimini, così da noi tutti chiamata, non arrossiva per timidezza, ma la gradazione colorita del suo volto che andava dal roseo al bordeaux, indicava il suo grado di tolleranza o di accordo/disaccordo verso la persona o il soggetto del discorso mentre il brufolo le rimaneva bianco; questa sua peculiarità per i ragazzi, il personale non docente e docente era tema per le più sarcastiche battute. Tutt'altro personaggio era la direttrice Bianca della colonia di Premeno la quale mi regalò con tanto di dedica una cartolina da lei stessa aveva creato durante l'ora di laboratorio in cui si imparavano piccoli lavori come: costruire ed usare un telaio, i cestini di vimini e lo sviluppo delle cartoline. Quando da bambina andavo in colonia aspettavo con ansia di ricevere posta da miei genitori, alcune delle loro cartoline avevano effetti speciali perchè inclinandole creavano il movimento dei personaggi raffigurati, oppure c'erano personaggi umoristici che muovevano le pupille degli occhi. Ma la maggior parte delle cartoline spedite da mia madre provenivano dai luoghi delle sue vacanze di coppia, fatte così sia per le scarse finanze, ma anche per avere un po’ d'intimità: noi vivevamo nella grande famiglia con tanto di nonna e zii paterni non ancora sposati. Verso la fine del mese di colonia per tutti i bambini, anche per quelli a cui nessuno scriveva mai, ricevevamo una cartolina dal Direttore Colombini. Quando ricevetti la sua prima cartolina ero emozionatissima perché mi avevano chiamata per la prima volta a ritirare la posta. Avevo 6 anni e non conoscendo il mittente ebbi un po’ paura, poi un altro bambino più grande mi spiegò che era una cosa importante ricevere la cartolina dal Direttore e riuscì a farmi sentire tale. Nei 6 anni successivi le cartoline del Direttore Colombini scoprii erano sempre uguali, sia nel testo che nell'illustrazione: cuccioli di animali. Negli anni mi abituai a questo rituale che preannunciava la fine della vacanza e che, a seconda di quanta posta avessi ricevuto, lo rendeva più o meno gradito. Mia madre aveva intuito l’amarezza provata quando le raccontai che, a differenza di molti altri bambini, avevo ricevuto solo la cartolina del Direttore e forse l’avrò fatta sentire un po' in colpa per non essere nei suoi pensieri. Fatto sta che negli anni successivi non solo ricevetti le cartoline ma anche qualche lettera con il cuore che batteva a mille per la felicità. La ditta di mio padre aveva altri 3 punti positivi: l'Agruvit: multivitaminico all'arancia di cui ne andavo ghiotta; la giornata di natale con festa, regali e un’opportunità di incontrare gli amici della colonia che ahimè non erano mai quelli che cercavo; e la dotazione di cancelleria per 1 anno scolastico ad ogni anno della scuola dell’obbligo: era così assortita che durò anche nella scuola superiore.
Nella raccolta trovai anche la cartolina auto-inviatami in occasione della prima gita scolastica a Folgaria in prima superiore. Cinque giorni in montagna, nessun museo, nessuna attività scolastica, solo socializzare. Terapeutico! La mia classe era davvero un gruppo affiatato, rispettoso dei diversi interessi e delle diverse realtà. Beh una vera bella classe! Ricordo che un anno facemmo una bigiata di classe. Marinammo la scuola in 10, 7 rimasero a casa per solidarietà e 5, le più diligenti, andarono a lezione e con loro si ruppe un po’ della nostra affinità. Fummo scoperte non perché gli insegnanti avevano segnalato le troppe assenze (17 su 22) ma per la telefonata di una madre ammalata che richiedeva il sostegno della figlia, la quale era con me a Bergamo. Il giorno dopo la rappresentante di classe fu chiamata in presidenza a nome di tutte essendo anche lei tra le assenti per aver marinato la scuola. Lei consegnò per noi le giustificazioni del giorno di assenza che ovviamente non potevano essere per “motivi famigliari” o “indisposizione” avendoci scoperto, per cui scrivemmo la verità. All’uscita dal colloquio in Presidenza non era per niente preoccupata, anzi divertita raccontò: “....alla fine la Preside mi disse - Sapevo che eravate una classe particolare ma non avrei mai pensato fino a questo punto. Che non si ripeta più - rideva!” Nella mia vita ho potuto sperimentare più di una volta che la verità, per quanto possa essere scomoda o dolorosa, non diventa nemica se è detta lealmente ed a volte mi è servita per affrontare qualcosa che non si sarebbe risolto facilmente, a volte ha chiarito supposizioni errate che erano state create per rispondere ad un altra bugia che mi aveva portato verso lo scatafascio.

Ah La mia sporca e fangosa cantina! Il luogo in cui ho depositano puzzle di vita nella speranza di non perderli, ma nel perderli mi diede la gioia di ritrovarli. © giuseppina porro  

lunedì 5 gennaio 2015

EPIFANIA TRA LAICITA' E RELIGIONE

    «Viene viene la Befana,
    vien dai monti a notte fonda.
    Come è stanca! La circonda
    neve, gelo e tramontana.» G. Pascoli



In Wikipedia trovai per la festività del 6 gennaio 2 suddivisioni: una religiosa con il nome di Epifania, l'altra laica con il nome Befana. Incuriosita volli approfondire ciò che per me è sempre stata la stessa identica cosa.

domenica 7 dicembre 2014

ACCADDE IL 10 DICEMBRE 1948

Nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ci sono 30 articoli che descrivono in sintesi principi e virtù di alto valore umanitario. Se essi venissero SEMPRE rispettati da ogni singolo individuo della terra, indipendentemente dal proprio ruolo o dal proprio grado di influenza, l'impatto sociale che ne risulterebbe, sarebbe così grande da impedire ad azioni ostili di avere la meglio senza arrivare agli attuali crimini umanitari.
Mi stupisco quando, non accettando le orrende violazioni di cui vengo a conoscenza, mi chiedo come possa essere necessario sviluppare al suo interno ulteriori dichiarazioni per tutelare peculiari diritti invece di operare uniti per una globale attuazione dell'intera Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

giovedì 20 novembre 2014

ACCADE IL 20 NOVEMBRE - Convenzione Internazionale dei Diritti dell'Infanzia


mentre cercavo dal cielo quel nido
dove la vita potevo lasciare,
ho visto donne incuranti d'amare
se ognuna in grembo potea procreare.

Poi vidi dame promesse,
chimicamente alterate,
vietarsi maternità
e nascostamente soffrire
per non sentirsi amate.

Ed ascoltai donne lottare 
volendo, contro natura, figlioli procreare.
Mentre altre caparbie, le vidi pagare
per svuotar ventri e la vita negare.

Ed infine tra loro, scorsi lei: 
sola, abbandonata,
l'oggetto erotico dagli uomini usata,
accarezzava il suo ventre rigonfio
ed io, incantato, l'ascoltai sussurare:
"Sarai mio figlio! E sol per me: tua madre
che alla vita ti avrà voluto donare"
© 2013 GiusiPorro

venerdì 31 ottobre 2014

ACCADE IL 31 OTTOBRE

Dolcetto o scherzetto?


Nessun'altra espressione meglio si addice per descrivere la giornata di Halloween.
Dal punto di vista italiano il dolcetto fu scoprire che questo giorno prende origine da antiche culture europee pre-cristiane, lo scherzetto è volerci far credere che noi siamo i soliti copioni degli stili americani.

giovedì 26 giugno 2014

JOE



Joe ha vent'anni ed è già vecchio ed è già cupo ed è già serio per la sua età. Nella sua intimità sale di giri in modo direttamente proporzionale al quantitativo di sballo che si riesce a procurare, e come altri, il suo ozio si fissa in modo inversamente proporzionale alla crescente richiesta di partecipazione alla vita.
Mi chiedo.... quanto sarà stato sopraffatto per potersi ridurre così?

venerdì 15 febbraio 2013

ACCADE IL 15 FEBBRAIO - SAN FAUSTINO



Oggi voglio raccontare una storia un pò farlocca per poter un pò scherzare.
Dal 13 al 15 febbraio anticamente si festeggiavano i giorni della Luparia ed erano giorni fecondi.
Papa Galasio I istituì la festa degli innamorati a San Valentino il 14 febbraio.
Solo recentemente il giorno dopo, il 15 febbraio San Faustino, fu messo come patrono dei single.
Business dell'avida società attuale o chi è rimasto a pregare ha dovuto rivolgersi ad altro santo?

San Faustino
Aiutami tu
Non so trovare:

Fedele
Amore,
Unione
Stabile,
Travolgente
Inamoramento, e.....
Non lo sai fare?!
Oh no! Ma chi, devo pregare? -  © giuseppina porro

In verità San Faustino fu un vero martire della persecuzione religiosa che continua a perversare.
Su questo non bisogna scherzare. La libertà è una virtù da conservare.

domenica 10 febbraio 2013

ACCADE IL 14 FEBBRAIO

SAN VALENTINO FESTA DEGLI INNAMORATI













Sentire

Amore

Nel cuore

Vibrare

Affinità.

Liberare

Empatia

Nascosta

Tutto l'anno

Inibita, ma  coraggiosamente

Non più occultata ad

Ogni SAN VALENTINO 

© giuseppina porro

Nel 496 Papa Galasio I istituì la festa degli innamorati.
Sostituì la precedente festa pagana della LUPERCARIA.
Nell'antica Roma si celebrava nei giorni nefasti di febbraio il mese purificatorio in onore del Dio Fauno protettore del bestiame ovino e caprino, per proteggerli dagli attacchi dei lupi.
Nei giorni che vanno dal 13 al 15 febbraio i festeggiamenti intrapresi erano legati alla purificazione dei campi o ai riti di fecondità.
Una leggenda dice che San Valentino fu amante delle rose e che le regalasse alle coppie di fidanzati come augurio per una felice unione matrimoniale.
San Valentino è considerato non solo il patrono degli innamorati ma anche il protettore degli epilettici.
La festa di San Valentino fu diffusa dai Benedettini poiché furono i primi custodi della Basilica dedicata al santo nella città di Terni; ora celebrata in tutta Europa, America ed Estremo Oriente.
Le Valentine corrieri di sentimenti d'amore nell'ottocento erano buste ricamate o decorate con motivi floreali.
Il 14 febbraio del 1400 a Parigi si istituì "L'Altro Tribunale dell'Amore" il quale aveva come scopo quello di decidere sulle controverse legate ai contrati d'amore, i tradimenti e la violenza contro le donne. I suoi giudici venivano selezionati sulla base della loro familiarità con la poesia d'amore.
Il giorno dopo, 15 febbraio c'è San Faustino patrono dei Single

domenica 30 dicembre 2012

ACCADE IL 31 DICEMBRE

31 DICEMBRE 1939 – Prima edizione del Concerto di Capodanno di Vienna.

Su Wikipedia ho trovato questa storia interessante sul Concerto di Capodanno, nato in un momento storico difficile.

"Il 12 marzo del 1938, la Germania annunciò l'annessione (Anschluss) dell'Austria, che divenne una provincia tedesca. Questa fusione della nazione tedesca durò fino alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945. Proprio a questo momento così drammatico della storia austriaca risale il primo concerto di capodanno della storia, infatti, nel 1939, il direttore d'orchestra Clemens Krauss prese l'iniziativa di dedicare interamente un concerto alla figura di Johann Strauss jr. Fu un gesto importante non solo dal punto di vista artistico, ma anche da quello politico e sociale, fu quasi una rivalsa patriottica di uno stato che aveva da poco perduto la propria identità di stato sovrano.
Tuttavia, quel primo concerto non ebbe luogo il giorno di capodanno, bensì la sera del 31 dicembre 1939, e venne pubblicizzato come un concerto speciale e straordinario (Außerordentliches Konzert). A causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale, l'anno successivo fu impedito il regolare svolgimento del concerto che riprese però il 1º gennaio 1941 (questa la data ufficiale del primo vero concerto di capodanno), sempre con la direzione di Krauss."



sabato 29 dicembre 2012

NON ACCADDE IL 31 DICEMBRE


31 Dicembre 1844 - Le Filippine saltano completamente 1 giorno passando dal 30 dicembre al 1º gennaio dell'anno seguente.

Sin da bambina ho immaginato la strada che portava all'isola che non c'è di Peter Pan. Oggi cercando l'ho trovata. Almeno così mi piace immaginarla. Un isola che scopare per un giorno. Essa non esiste. Oggi è il 30 dicembre domani il 1 gennaio dell'anno successivo ed il 31dicembre? La passi sull'isola “che non c'è”.
Oooh, allora esiste, almeno per un giorno l'isola che non c'è!
Magari la storia potrebbe essere un po' diversa dal nostro amico Peter Pan. Io, sorpresa, mi sono chiesta la cosa più stupida: “Ma il vecchio anno è scappato o sarà rimasto lì un giorno in più totalmente confuso da una nascita prematura?” per poi chiedermi allarmata ma come si farà con le scadenze commerciali, legali, ecc.
Ma! Secondo te, può essere successo davvero?

mercoledì 19 dicembre 2012

ACCADDE IL 19 DICEMBRE

  Il 19 dicembre 1978 – John Wayne Gacy viene arrestato per l'uccisione di 33 giovani e ragazzi.
Recentemente mi sono imbattuta nella storia di John Wayne Gacy su WIKIPEDIA. e
sono rimasta attonita nel leggere come una personalità criminale abbia con tale maestria fatto credere di essere “l'amico fidato” e dall'altra parte constatare la stupidità nel ritenerlo sano di mente e non pericoloso per la comunità dopo il crimine che aveva confessato nel 1968, riducendogli una pena inadeguata di 10 anni all'ancora più inappropriato condono della pena a 18 mesi, rilasciandolo per buona condotta!.
In seguito, da stimato uomo libero, torturò, sodomizzò ed uccise 33 vittime, quasi tutti adolescenti e maschi adulti, 27 dei quali seppelliti sotto la sua abitazione o nascosti ammassati in cantina dal 1972 fino alla sua cattura avvenuta nel 1978
Io direi di riflettere! 




lunedì 17 dicembre 2012

ACCADDE IL 17 DICEMBRE

Il 17 dicembre 1973 – Australian Psychological Society toglie l'omosessualità dalla sua lista di malattie mentali

da wikipedia: L'Australian Psychological Society afferma che "L'orientamento omosessuale non è una malattia mentale e non ci sono ragioni scientifiche per tentare una conversione di lesbiche o gay ad un orientamento eterosessuale. L'Australian Psychological Society riconosce la scarsità di evidenza scientifica riguardo l'utilità di una terapia di conversione, e sottoscrive che essa potrebbe, di fatto, essere dannosa per l'individuo. Cambiare l'orientamento sessuale di una persona non è semplicemente una questione di cambiamento del comportamento sessuale della stessa.