lunedì 5 gennaio 2015

EPIFANIA TRA LAICITA' E RELIGIONE

    «Viene viene la Befana,
    vien dai monti a notte fonda.
    Come è stanca! La circonda
    neve, gelo e tramontana.» G. Pascoli



In Wikipedia trovai per la festività del 6 gennaio 2 suddivisioni: una religiosa con il nome di Epifania, l'altra laica con il nome Befana. Incuriosita volli approfondire ciò che per me è sempre stata la stessa identica cosa.

In Cathopedia, una grande enciclopedia cattolica one-line, trovai la precisazione che l'Epifania, o meglio l'Epifania del Signore è la solennità nella quale la Chiesa celebra la manifestazione di Cristo ai popoli di tutto il mondo, simboleggiati dai Magi che gli fecero visita e gli resero omaggio portandogli in dono dell'oro, dell'incenso e della mirra. Viene celebrata il 6 gennaio. Wikipedia aggiunge: nei paesi in cui il 6 gennaio non è una festività civile, l'Epifania viene spostata alla domenica tra il 2 e l'8 di gennaio.
Una seconda definizione trovata nell'Enciclopedia Trecani per la parola epifania che fa comprendere meglio il suo significato dice che nel linguaggio letterale il termine epifania ha il significato originario di manifestazione, esempio: l’epifania dello spirito (D’Annunzio).
L'etimologia di Epifanìa, sostantivo femminile, deriva dal latino tardo epiphanīa, greco ἐπιϕάνεια, in origine aggettivo neutro plurale, «(feste) dell’apparizione» e quindi «manifestazione (della divinità)», da ἐπιϕανής «visibile», derivazione di ἐπιϕαίνομαι«apparire».
Ma allora .... che associazione c'è con la Befana?
Cambiai la mia ricerca. Sul dizionario Trecani la prima definizione che trovai di befana fu quella di "nome popolare dell'epifania".
Non ero per niente soddifatta. La seconda definizione diceva: Personificazione dell’Epifania: la vecchia, bruttissima ma benefica, che di notte, scendendo per la cappa del camino, lascia nelle scarpe, o più spesso nelle calze dei bambini buoni, doni e dolciumi (ai cattivi, pezzi di carbone).
Sì, capisco che oggi è così, ma mi sfugge il passaggio: Come hanno fatto i Magi a trasformarsi in Befana?
Wikipedia riporta un'etimolofia curiosa: "Befana, corruzione lessicale di Epifania (dal grecoἐπιφάνεια, epifáneia) attraverso bifanìa e befanìa"; seguita da una fantastica storia che unì, come per molte altre festività, la religione cattolica ai riti pagani radicati negli usi e costumi delle genti dell'epoca. La sua origine fu probabilmente connessa ad un insieme di riti propiziatori risalenti al X-VI secolo a.C., che coincidevano ai cicli stagionali legati all'agricoltura e corrispondenti alla dodicesima notte dopo il solstizio invernale in cui si celebravano sia la morte che la rinascita di Madre Natura.
Dal IV secolo d.C., l'allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti i riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche che, a partire dal Basso Medioevo, fu chiaramente associato ad una strega per poi sfociare all'attuale figura dall'aspetto benefico della befana.
Inizialmente questa figura fu messa a cavallo di una scopa, altro antico simbolo che rappresenta la purificazione delle case (e delle anime) in previsione della rinascita della stagione ma che, in seguito, venne ritenuto strumento di stregoneria
L'aspetto da vecchia è, invece, la raffigurazione simbolica dell'anno vecchio appena concluso che si poteva bruciare, così come accadeva in molti paesi europei in cui esisteva la tradizione di bruciare fantocci vestiti con abiti logori all'inizio del nuovo anno.
Una seconda leggenda risalente al XII secolo e di chiara versione cristiana, narra invece una storia accaduta ai Re Magi mentre erano diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino. Durante il lungo viaggio, i tre Re smarriti, non riuscendo a ritrovare la strada per Betlemme, chiesero informazioni ad una signora anziana insistendo affinché lei si unisse al gruppo per far visita al piccolo Redentore. La donna che inizialmente rifiutò, in seguito pentita per non essere andata con loro ci ripensò, preparò un cesto di dolci e uscì di casa in cerca dei Magi. Non riuscì a trovarli e mai arrivò dal Bambinello. Nel suo cammino si fermò ad ogni casa che incontrava e donava dolciumi ai bambini nella speranza che uno di loro fosse il piccolo Gesù.
D'allora, per farsi perdonare, la Befana girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini e di conseguenza, i bimbi usarono mettere scarpe e/o calze fuori dall'uscio di casa, proprio perché esse sarebbero sicuramente servite alla vecchietta come ricambi per il suo lungo errare. Ma se quest'ultima, non ne avesse avuto bisogno, le avrebbe lasciate lì, riempite appunto di dolciumi.
Il carbone - o anche la cenere – che dall'antico simbolo rituale dei falò che veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci in ricordo appunto del rinnovamento stagionale e dei fantocci bruciati, nei secoli successivi venne inserito, come suggerisce l'ottica morale cristiana, solo come punizione per quei bambini che si erano comportati male durante l'anno precedente.
Il nome "befana", inteso come il fantoccio femminile esposto la notte dell'Epifania, era già diffuso nel dialettale popolare del XIV secolo, specialmente in Toscana e nel Lazio settentrionale, fu utilizzato per la prima volta come vocabolo italiano nel 1535 e nel 1928, il regime fascista, introdusse la festività della Befana fascista, giornata in cui venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti.
La filastrocca:
«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!»
ha sviluppato diverse varianti regionali negli ultimi 2 versi:
«La Befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Col vestito alla romana (o in altra versione: col cappello alla romana)
Viva, Viva La Befana!»
oppure:
......attraversa tutti i tetti
porta bambole e confetti»
.......se ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio.»
........il vestito a trullallà
La Befana eccola qua!»
........il vestito tutto blu
la befana viene giu!»
........il vestito a gran sottana
viva viva la Befana!»
.......il vestito e la bandana
viene viene la Befana!»
.......e le ha rotte in cima in cima
la befana è poverina.»


Tu conosci altre versioni?
Scrivilo nei commenti o regalaci la tua poesia che la Befana un giorno si porterà via