«Viene
viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.» G. Pascoli
In
Wikipedia trovai per la festività del 6 gennaio 2 suddivisioni: una
religiosa con il nome di Epifania, l'altra laica con il nome Befana.
Incuriosita volli approfondire ciò che per me è sempre stata la
stessa identica cosa.
In
Cathopedia,
una
grande enciclopedia cattolica
one-line,
trovai
la precisazione
che l'Epifania,
o meglio l'Epifania
del Signore è la solennità
nella
quale la Chiesa
celebra
la manifestazione
di
Cristo
ai
popoli di tutto il mondo, simboleggiati dai Magi
che
gli fecero
visita e gli resero
omaggio portandogli in dono dell'oro,
dell'incenso
e
della mirra.
Viene celebrata il 6
gennaio. Wikipedia
aggiunge: nei paesi in cui il 6 gennaio non è una festività civile,
l'Epifania viene spostata alla domenica tra il 2 e l'8 di
gennaio.
Una
seconda
definizione trovata
nell'Enciclopedia
Trecani per
la
parola epifania che
fa comprendere meglio il suo significato dice che
nel
linguaggio letterale il
termine epifania ha il
significato originario di manifestazione, esempio: l’epifania
dello spirito (D’Annunzio).
L'etimologia
di Epifanìa,
sostantivo
femminile, deriva
dal latino
tardo
epiphanīa,
greco
ἐπιϕάνεια, in origine aggettivo
neutro plurale,
«(feste) dell’apparizione» e quindi «manifestazione (della
divinità)», da ἐπιϕανής «visibile», derivazione
di
ἐπιϕαίνομαι«apparire».
Ma
allora .... che associazione c'è con la Befana?
Cambiai
la mia ricerca. Sul
dizionario Trecani la prima definizione che trovai
di befana fu
quella
di "nome popolare dell'epifania".
Non
ero per niente soddifatta.
La seconda definizione diceva:
Personificazione dell’Epifania: la vecchia, bruttissima ma
benefica, che di notte, scendendo per la cappa del camino, lascia
nelle scarpe, o più spesso nelle calze dei bambini buoni, doni e
dolciumi (ai cattivi, pezzi di carbone).
Sì,
capisco che oggi è così, ma mi sfugge il passaggio: Come hanno
fatto i Magi a trasformarsi in Befana?
Wikipedia
riporta
un'etimolofia
curiosa:
"Befana,
corruzione lessicale di
Epifania
(dal
grecoἐπιφάνεια,
epifáneia)
attraverso bifanìa
e
befanìa";
seguita
da una fantastica storia che unì, come per
molte
altre festività, la religione
cattolica
ai riti pagani radicati negli usi e costumi delle genti dell'epoca.
La
sua origine
fu probabilmente connessa ad
un insieme di riti propiziatori risalenti al
X-VI
secolo a.C.,
che
coincidevano ai
cicli stagionali legati all'agricoltura e
corrispondenti
alla dodicesima
notte dopo il solstizio invernale in
cui si
celebravano
sia
la morte che
la rinascita di
Madre
Natura.
Dal IV secolo d.C., l'allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti i riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche che, a partire dal Basso Medioevo, fu chiaramente associato ad una strega per poi sfociare all'attuale figura dall'aspetto benefico della befana.
Dal IV secolo d.C., l'allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti i riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche che, a partire dal Basso Medioevo, fu chiaramente associato ad una strega per poi sfociare all'attuale figura dall'aspetto benefico della befana.
Inizialmente
questa
figura fu
messa a
cavallo di una scopa,
altro
antico
simbolo che rappresenta la purificazione delle case (e delle anime)
in previsione della rinascita della stagione ma
che, in
seguito, venne
ritenuto strumento di stregoneria
L'aspetto
da vecchia è,
invece, la
raffigurazione
simbolica dell'anno vecchio appena
concluso
che
si
poteva
bruciare,
così come accadeva in molti paesi europei in
cui esisteva
la tradizione di bruciare fantocci vestiti con
abiti logori all'inizio del nuovo
anno.
Una
seconda
leggenda
risalente al
XII
secolo e
di chiara versione cristiana,
narra
invece
una
storia accaduta ai Re
Magi mentre
erano diretti
a Betlemme
per
portare i doni a Gesù
Bambino. Durante
il lungo viaggio, i tre Re smarriti,
non
riuscendo a ritrovare
la strada per
Betlemme,
chiesero
informazioni ad una signora anziana insistendo
affinché lei
si
unisse al
gruppo per
far visita al piccolo Redentore.
La
donna che
inizialmente rifiutò,
in
seguito pentita
per non
essere
andata con loro ci
ripensò,
preparò
un cesto di dolci
e uscì
di casa in
cerca dei Magi. Non
riuscì a
trovarli
e mai arrivò dal Bambinello.
Nel
suo cammino si
fermò ad ogni casa che incontrava e
donava
dolciumi
ai bambini nella speranza che uno di loro
fosse il piccolo Gesù.
D'allora,
per
farsi perdonare, la
Befana
girerebbe
per il mondo, facendo regali a tutti i bambini e
di
conseguenza, i bimbi usarono
mettere scarpe e/o calze fuori dall'uscio di casa, proprio
perché
esse
sarebbero
sicuramente
servite alla
vecchietta come
ricambi per
il suo
lungo
errare.
Ma
se quest'ultima, non ne avesse avuto bisogno, le avrebbe lasciate lì,
riempite appunto di dolciumi.
Il
carbone -
o anche la cenere – che
dall'antico
simbolo rituale dei falò che
veniva
inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci in ricordo
appunto del rinnovamento stagionale e
dei
fantocci bruciati, nei
secoli successivi venne
inserito, come
suggerisce l'ottica morale cristiana,
solo come
punizione per quei
bambini che si erano comportati male durante l'anno precedente.
Il
nome "befana", inteso come il fantoccio femminile esposto
la notte dell'Epifania,
era
già diffuso
nel dialettale popolare del XIV
secolo,
specialmente in Toscana
e
nel Lazio
settentrionale,
fu
utilizzato
per la prima volta come
vocabolo italiano
nel
1535
e
nel
1928,
il regime
fascista, introdusse
la festività della Befana
fascista,
giornata
in cui venivano
distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti.
La
filastrocca:
«La
Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!»
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!»
ha
sviluppato
diverse
varianti
regionali
negli
ultimi 2 versi:
«La
Befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Col vestito alla romana (o in altra versione: col cappello alla romana)
Viva, Viva La Befana!»
Con le scarpe tutte rotte
Col vestito alla romana (o in altra versione: col cappello alla romana)
Viva, Viva La Befana!»
oppure:
......attraversa
tutti i tetti
porta bambole e confetti»
porta bambole e confetti»
.......se
ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio.»
con la penna e il calamaio.»
........il
vestito a trullallà
La Befana eccola qua!»
La Befana eccola qua!»
........il
vestito tutto blu
la befana viene giu!»
la befana viene giu!»
........il
vestito a gran sottana
viva viva la Befana!»
viva viva la Befana!»
.......il
vestito e la bandana
viene viene la Befana!»
viene viene la Befana!»
.......e
le ha rotte in cima in cima
la befana è poverina.»
la befana è poverina.»
Tu
conosci altre versioni?
Scrivilo
nei commenti o regalaci la tua poesia che la Befana un giorno si
porterà via