PREFAZIONE
Nella
moderna società i libri cartacei non esistono più.
Tutto è
elettronicamente imposto, tutto viene informaticamente controllato.
Anche
la vecchia moneta cartacea non esiste più.
Un chip
sottocutaneo ha tutte le mie informazioni siano esse bancarie,
sanitarie, scolastiche/lavorative, oltre a quelle fotografiche,
ludiche e hobbistiche. Insomma tutto è registrato. TUTTO di Tutti!
Il
materiale cartaceo negli ultimi anni sta diventando sinonimo di
sovversione perché non più controllabile e forse, sarà per questo,
che i libri stanno scomparendo e le biblioteche sono diventate
solamente degli internet cafe intelligenti.
Fu il
lancio del 5G a dare inizio alla vera rivoluzione digitale, il vero
inizio dell'inquisizione telematica presente in ogni settore, in ogni
possibile attività, per ogni tipo di comunicazione.
Con dei
nostalgici umanisti sto riuscendo a fare gli scanner dei migliori
testi prima che essi vengano completamente e definitivamente
distrutti.
Ray,
il mio più intimo amico, per il mio trentunesimo compleanno, mi ha
appena regalato un vecchio libro rilegato a mano con la copertina in
stoffa. Non è scritto da un affermato scrittore, ma per la sua
peculiarità, nel caso ci fossero altre copie, resterebbe un pezzo
unico.
Il titolo
è "A Carnevale ogni scherzo vale” e parla, ironia della
sorte, di un certo “Vanni”, proprio come il nome che io e Zeta
scegliemmo il giorno della nostra Bi-unione.
Anni fa,
infatti, davanti ad un Funzionario della Sovranità Governativa,
stipulammo un atto contrattuale per regolarizzare e tutelare la
nostra posizione economica-sociale e dovemmo scegliere, in
quell’occasione, il nome identificativo della nostra convivenza.
Oggi, per
una recente disposizione terrestre, il concetto di famiglia non
esiste più. I vecchi nuclei famigliari non esistono più, tutti per
legge, apparteniamo alle nuove Unioni Giuridiche che devono,
obbligatoriamente, essere registrate con un nome identificativo siano
esse composte da una Mono-unione o formate da un’unione multipla.
Io e Zeta
ci registrammo con il nome di “Vanni.1979” così risolvemmo il
problema di scegliere quale dei nostri due cognomi dovesse essere
usato escludendone l’altro.
Con
l'evoluzione sociale il vecchio ruolo del capofamiglia, è ormai
considerato discriminatorio nei confronti dell’altro partner. Oltre
ad essere fortemente criticato è sconsigliato perché, in passate
sentenze di scissione, si crearono fastidiosi precedenti legali.
Di
fatto fecero pagare fior di quattrini di risarcimento danni, alla
persona che impose il proprio cognome quando si riuscì a dimostrare
che, tale “identità”, aveva compromesso già all’atto della
convivenza, l’immagine o la posizione sociale dell’altro o di
altri membri dell'Unione Giuridica.
Anche
scegliere un nome formato da entrambi i nostri cognomi di nascita lo
scartammo, avendo ironizzato che i nostri figli ed i figli dei nostri
figli per firmare un documento avrebbero avuto bisogno di un’intera
pagina.
Infine
arrivammo a quest'ultima versione copiata dagli antichi social
network. In comune accordo scegliemmo la parola “Vanni” come
nostro “web name” dopo aver scoperto, in antichi testi, il suo
poetico significato di “Ali”.
Però,
diversamente da ciò che succedeva nei vecchi social, il nome utente,
per legge, non può essere mai modificato e va usato per qualsiasi
account perché è il nostro “dominio”, è il “brand”, è il
“marchio” sociale unico al mondo, che ci identifica sia nella
vita reale che nel mondo informatico.
Ma
il nome Vanni esisteva già, per cui dovemmo aggiungere il primo
numero disponibile trovato: il 1979.
Quindi,
legittimamente, sia io che Zeta, ci chiamammo e continueremo a
chiamarci, “Vanni.1979” finché la nostra Unione Giuridica non
verrà definitivamente cancellata.
Come
seconda cosa, all’atto del contratto di Bi-unione, dovemmo
specificare la sfera sessuale della nostra relazione ed entrambi
mettemmo una croce su etero.
Essendo,
per natura, geneticamente un uomo ed una donna possiamo avvalerci,
in aggiunta alla procreazione assistita, della “Bio-maternità”.
Come
potenziali genitori biologici, periodicamente, facciamo ancora una
serie di esami aggiuntivi e, come allora, riceviamo dell’assistenza
psicologica obbligatoria nella quale si deve appurare che la nostra
unione non è nata da una “compulsione ossessiva per l’altro
sesso” e che nessuno di noi ha o fa discriminazioni sessuali.
Ogni
anno veniamo catalogati come una “Bi-unione mentalmente sana”.
Da
sempre, resta una procedura molto invalidante.
La
violenza psicologica che subimmo la prima volta, fu un'esperienza
talmente brutale, che mettemmo in discussione i nostri sentimenti.
Solo alla fine, ogni cosa, ci fece capire e ci fece accettare il
fatto di essere nati geneticamente così: uno per l'altra.
Arrivammo
alla conclusione di esserci semplicemente scelti!
Sono
più che sicuro che io ritornerei sempre da lei, qualunque cosa
accada, così come sono sicuro, che sarò disposto a riprendere Zeta
ogni volta che lei ritornerà da me, anche se è una possibilità che
scarto già a priori.
Il mio
animo è così pieno da quando sto con lei che non conosco più il
termine Mono-unione o solitudine.
Intuisco
perché, riproducendo questo libro, lo senta in qualche modo mio. A
volte, è come un vero e proprio dejavù.
Essendo
scritto dai protagonisti, Vanni e Kate, a distinguere le due stesure
nel testo c'è il carattere di stampa leggermente diverso ed una
rientranza di paragrafo con doppia spaziatura, che nel resto del
libro manca.
Una
sera, spinto da un enigmatico trasporto, decisi di fare una cosa
inusuale proponendo a Zeta di leggerlo con me.
Divertente
si verificò il poter interpretare, attraverso la lettura, il ruolo
del proprio sesso.
Coinvolgente
fu riprodurre il livello emozionale che nel testo cambiava con gli
avvenimenti e l'età.
Curioso
fu poter indossare e conoscere i costumi del tempo dopo aver
ricercato, in rete, la relativa documentazione per averne una
maggiore realtà.
Leggerlo,
è diventato l'appuntamento serale obbligatorio, prima di
abbandonarci al riposo rigenerizzante.
Poche
pagine al giorno, quelle che servono, per amare Zeta con una marcia
in più.
E tra
tutte le cose che io e Zeta facemmo in Bi-unione, questa è finora
l’esperienza per eccellenza.
Quando mi
soffermo a pensare su questa cosa, da un lato mi sento buffo,
soprattutto se lo sapessero i miei colleghi; stupido e troppo
sentimentale se venisse confessato ad altri uomini della mia età;
ma, man mano che mi addentro con lei nella lettura, scopro una natura
dell’animo umano che non ho mai conosciuto prima e che sento di
dovermene saziare come se fosse un bisogno viscerale ed è indomabile
e al tempo stesso primitivo, proprio perché è scientificamente
inspiegabile.
Mai
racconterò che ieri, quando siamo arrivati all'ultima pagina del
libro, un liquido che chiamiamo ancora “lacrima”, mi ha rigato il
viso.
Mai
confiderei che Zeta, con la sua pazienza di sempre, me l’ha
dolcemente asciugata sussurrandomi teneramente: “E' come se noi ci
fossimo eternamente amati”
Vanni.1979
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